martedì 4 maggio 2010
Non chiedermi il silenzio... - Poesia -
Non chiedermi il silenzio,
non posso essere quello di sempre,
non sono la montagna immutabile
che guarda il cielo,
ma voglio ubriacarmi di vento
tra queste plumbee nuvole
che si arrotolano rapide
in continue variazione di luce.
Tu mi chiedi un minimo di dignità
e tanta solitudine da tenere stretta
ma io correrò senza meta
in prati di sole
ed inciamperò, forse, in qualche zolla,
allora verrò a parlarti, lucido e calmo,
sarà solo una finzione, credimi.
E tu non gridarmi sul viso
che esistono anche gli altri,
non serve a nulla e poi lo so.
Ascoltami, soltanto,
e lasciami volare
tra le mie parole di paura:
potrò raccontarti le mie favole tristi
che durano un giorno.
Domani ti canterò la canzone
di un bimbo felice
che ha visto il mare dell'alba.
mercoledì 24 febbraio 2010
Un piatto di coccio.
In un piatto di coccio vi porgo il mio cuore
strizzatelo, cavategli il sangue
ma ditemi col silenzio dei vostri occhi
se vedete un uomo o un pupazzo di cartone.
Non mi importano le risposte,
siano solo parole mute o gesti accennati
ma voglio sapere se esisto,
non girate, distratti, i fogli della vita.
Un giorno, forse, potrebbe essere il mio turno
e, state certi, non vi lascerò scorrere
come nubi nel vento di tempesta
ma fermerò il cielo per raccontavi il mondo.
martedì 23 febbraio 2010
Gli gnomi.
Ed io cercavo di comunicare,
nello splendore del cielo
o nel gelo più grigio,
Ma nulla tornava
solo freddi marmi
che si autoreferenziavano in giravolte di verbi
inutili e superflui.
Ho preso la borsa della mia vita
l'ho aperta e gettata sul tavolo,
a tutti disponibile
ma piccoli gnomi maligni
rubavano le parole
e tutto diventava illeggibile:
restavano le finzioni, gli inganni
e le maschere dismesse.
Come in un teatro greco,
recitavo il mio ruolo:
il rito di un mito.
Ma ancora cercavo...
la catarsi, l'attimo di verità
ma questo correva imprendibile
lungo le pareti scoscese della coscienza,
precipitando nell'abisso dell'oblio.
Non mi resta che volgere gli occhi,
stringere le pupille come un gatto al buio
e ancora tentare di vedere,
ma forse parlo una lingua sconosciuta
che non vuole comprendere altro
se non i gemiti dell'IO profondo.
giovedì 17 dicembre 2009
mercoledì 4 novembre 2009
E siamo razionali...
Mi sono accorto che qualcosa era cambiato,
che tu eri cambiata,
ma si nega sempre l'inevitabile.
I tuoi pensieri erano altrove... lontani:
i bagagli che stavi preparando,
l'ultima polvere che avevi tolto
ed il tuo sorriso che, raramente, affiorava.
Conosco gli abbandoni:
quelli con rabbia,
quelli con rancore
ma mi sono estranei quelli programmati e razionali.
Sono pioggia di macigni
a cui non puoi reagire:
solo accettare.
Perchè sai e comprendi,
anzi devi comprendere
mentre dentro di te scoppiano fuochi di impotenza
e sopisci l'addio dimenticandolo
in un lontano angolo della mente.
Sai anche la data
e la spingi via.
Si vedrà...
Ma il tempo ti si soglie tra le dita
ed il momento arriva.
Allora rimani in silenzio
mentre guardi i ricordi affiorare timidi
e sparsi ovunque nella stanza:
quelli non hai potuto portarli con te
e mai potrai togliermeli.
sabato 19 settembre 2009
Monatta indecente.
Quella colpa che sale brutale
ed accorcia il tempo,
castra la fantasia, cattura la mente.
Non ti avverte che arriva:
la trovi seduta al mattino,
puntuale come la luce,
di fianco al tuo letto.
E, quasi, ti convince
ma gli sputo la vita negli occhi,
non attendo le risposte che potrebbe dare:
retaggi di un’infanzia manipolata.
Ho usato il mio corpo:
che altro dovevo fare?
Portare a spasso croci di legno pesanti
come ignobile ed assurda flagellazione?
Monatta indecente, fai risuonare i tuoi tintinnii
e vuoi depredare la casa dei miei ricordi.
Non è più il tempo,
non ci sono spazi per te
quando alti nel cielo risalgono
barlumi di razionalità
e l’essere spezza le ruote dei tuoi carri.
lunedì 7 settembre 2009
Camere blindate.
Verbi senza senso, detti così,
letti da un libro non tuo
e mi racconti di favole lontane.
Forse perché si deve fare ogni cosa,
ogni cosa che si sente,
credendo d'aver scoperto il mondo
e si ha voglia di dirlo.
Una mattina può essere qualcosa,
un giorno, una sera
ma non é facile capirlo
meglio nascondersi dentro camere blindate.
Ed allora poi, impalpabile,
ti avvolge un silenzio,
senza parole,
senza sguardi,
come un amore passato.
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