GINO L'INGLESE.
Era spuntato improvvisamente nel bar una domenica pomeriggio, un pomeriggio d'inverno, la sala era piena ed il fumo era come nebbia.Appoggiato al bancone blaterava sconnessamente in una specie di gramlò che simulava uno strano mix italoinglese.
Mai cacofonico, ogni tanto tornava comprensibile urlando "SCOTCH !!!" e ingurgitava il liquido giallastro come acqua.
Chi diavolo era ???
Abbigliamento elegante, corporatura robusta e dritto come una candela.
Sul viso a fianco del naso aveva una strana e piccole escrescenza rossastra.
Comunicare era impossibile non aveva un minimo di logica quel poco che diceva in italiano.
Molti incuriositi si avvicinavano affascinati dalla strana cadenza e dalla voglia di saperne di più.
Per alcune settimane tutto rimase un mistero, poi iniziarono ad emergere particolari abbastanza strani: si lavava a torso nudo nella neve ed era ospitato da un vecchio barbone alcolizzato.
Poi, al buon Gino, finirono i soldi e con loro le sbornie, si mise a mendicare un lavoro ad ore come manovale edile o agricolo.
Questo, forse ed ironicamente, gli salvò il fegato infatti riusciva a bere solo nei fine settimana spendendo i soldi raccattati con fatica.
Si, Gino l'inglese, era chiamato da tutti e la sua storia non era altro che un declino continuo da abuso di alcool
Era stato un gran barman nei migliori hotel italiani ed inglesi e di lì aveva preso il "vizio", malattia professionale si potrebbe anche definire.
L'ultima volta era stato espulso con foglio di via dall'Inghilterra ed in italia non aveva più trovato lavoro nel suo campo.
Si era rifugiato allora in paese presso un suo lontano cugino, l'unica parentela rimastagli, pare.
Ma il cugino, bel personaggio anche lui, che era barbiere, astuto e linguacciuto, intuito l'andazzo, l'aveva buttato fuori di casa al volo.
E così gli ubriachi del paese increnentarono la loro presenza attiva col nuovo arrivato anche se non avevano, onestamente, bisogno di rinforzi.
Si annoveravano, infatti, tra la schiera in ordine di importanza: il medico condotto,il farmacista, il maresciallo dei carabinieri, il segretario comunale e una serie di personaggi minori ma non meno significativi.
Era strana una cosa che tutti davano, in privato ovviamente, dell'ubriacone all'altro.
Sarà normale così; ma questa è la storia di Gino l'inglese, agli altri si dedicheranno altre parti.
Gino si accodò a costoro come numero e non come gruppo infatti non si aggregavano se non in occasioni speciali: festa patronale, cena sotto le stelle ed altro che potete pensare.
Per sfortuna del nostro protagonista, al barbone che lo ospitava, alcolista perso, cominciarono a marcire le gambe e la cancrena ad avanzare fino a portalo al cimitero.
E pensare che da giovane era uno straordinario "fungaiolo, si muoveva tra le colline come una lepre e , ricordando quello accaduto al padre, non aveva toccato vino fino ai quarant'anni.
Senza casa e senza un soldo, Gino cercava le vecchie cascine come rifugio, mantenendo una dignità non comune "in pubblico"
I vestiti cominciarono a logorarsi e lo si vedeva in giro in giro con improbabili pantaloni, regalo di qualche anima buona.
Anche il fisico non era più quello di un tempo, smagriva ed iniziava ad ingobbirsi.
Improvvisamente scomparve e nessuno sapeva cosa gli fosse accaduto ma si sà, gli ubriachi vanno e vengono e se non ci sono per la gente per bene e meglio, non turbano le coscienze e la quiete anche se lasciano senza argomenti per muovere le lingue.
I tetri rintocchi delle campane segnalavano al mondo che qualcuno non c'era più e, come sempre, la domanda: "chi era?".
I manifesti non davano lumi in merito, strano, di solito sono sempre molto tempestivi.
"Sembra uno che viene dal San Martino di Genova" chiacchieravano le ferventi della messa pomeridiana.
"Gino ?".....si era lui un cancro gli aveva divorato il viso ma la cirrosi lo aveva lasciato con un fegato sano.
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