mercoledì 24 febbraio 2010

Un piatto di coccio.




















In un piatto di coccio vi porgo il mio cuore
strizzatelo, cavategli il sangue
ma ditemi col silenzio dei vostri occhi
se vedete un uomo o un pupazzo di cartone.

Non mi importano le risposte,
siano solo parole mute o gesti accennati
ma voglio sapere se esisto,
non girate, distratti, i fogli della vita.

Un giorno, forse, potrebbe essere il mio turno
e, state certi, non vi lascerò scorrere
come nubi nel vento di tempesta
ma fermerò il cielo per raccontavi il mondo.



martedì 23 febbraio 2010

Gli gnomi.



















Ed io cercavo di comunicare,
nello splendore del cielo
o nel gelo più grigio,
Ma nulla tornava
solo freddi marmi
che si autoreferenziavano in giravolte di verbi
inutili e superflui.
Ho preso la borsa della mia vita
l'ho aperta e gettata sul tavolo,
a tutti disponibile
ma piccoli gnomi maligni
rubavano le parole
e tutto diventava illeggibile:
restavano le finzioni, gli inganni
e le maschere dismesse.
Come in un teatro greco,
recitavo il mio ruolo:
il rito di un mito.
Ma ancora cercavo...
la catarsi, l'attimo di verità
ma questo correva imprendibile
lungo le pareti scoscese della coscienza,
precipitando nell'abisso dell'oblio.
Non mi resta che volgere gli occhi,
stringere le pupille come un gatto al buio
e ancora tentare di vedere,
ma forse parlo una lingua sconosciuta
che non vuole comprendere altro
se non i gemiti dell'IO profondo.