mercoledì 4 novembre 2009

E siamo razionali...



Mi sono accorto che qualcosa era cambiato,
che tu eri cambiata,
ma si nega sempre l'inevitabile.
I tuoi pensieri erano altrove... lontani:
i bagagli che stavi preparando,
l'ultima polvere che avevi tolto
ed il tuo sorriso che, raramente, affiorava.
Conosco gli abbandoni:
quelli con rabbia,
quelli con rancore
ma mi sono estranei quelli programmati e razionali.
Sono pioggia di macigni
a cui non puoi reagire:
solo accettare.
Perchè sai e comprendi,
anzi devi comprendere
mentre dentro di te scoppiano fuochi di impotenza
e sopisci l'addio dimenticandolo
in un lontano angolo della mente.
Sai anche la data
e la spingi via.
Si vedrà...
Ma il tempo ti si soglie tra le dita
ed il momento arriva.
Allora rimani in silenzio
mentre guardi i ricordi affiorare timidi
e sparsi ovunque nella stanza:
quelli non hai potuto portarli con te
e mai potrai togliermeli.

sabato 19 settembre 2009

Monatta indecente.


Quella colpa che sale brutale
ed accorcia il tempo,
castra la fantasia, cattura la mente.
Non ti avverte che arriva:
la trovi seduta al mattino,
puntuale come la luce,
di fianco al tuo letto.
E, quasi, ti convince
ma gli sputo la vita negli occhi,
non attendo le risposte che potrebbe dare:
retaggi di un’infanzia manipolata.
Ho usato il mio corpo:
che altro dovevo fare?
Portare a spasso croci di legno pesanti
come ignobile ed assurda flagellazione?
Monatta indecente, fai risuonare i tuoi tintinnii
e vuoi depredare la casa dei miei ricordi.
Non è più il tempo,
non ci sono spazi per te
quando alti nel cielo risalgono
barlumi di razionalità
e l’essere spezza le ruote dei tuoi carri.

lunedì 7 settembre 2009

Camere blindate.


Verbi senza senso, detti così,
letti da un libro non tuo
e mi racconti di favole lontane.
Forse perché si deve fare ogni cosa,
ogni cosa che si sente,
credendo d'aver scoperto il mondo
e si ha voglia di dirlo.
Una mattina può essere qualcosa,
un giorno, una sera
ma non é facile capirlo
meglio nascondersi dentro camere blindate.
Ed allora poi, impalpabile,
ti avvolge un silenzio,
senza parole,
senza sguardi,
come un amore passato.

giovedì 16 luglio 2009

Le sbarre


Le sbarre.

A volte guardo le sbarre,
non sono nere e neppure cattive:
esistono e basta.
Non é poi così male
morire ogni giorno
e perdersi nel vento.
Fra poco partirò,
dimenticherò le cose che ho scritto,
non scriverò più
e guarderò avanti,
non alle cose passate
come fin ora ho fatto
poi tornerò,
mi volterò di nuovo indietro
e sarà passata un'altra estate.

domenica 5 luglio 2009

L'albero del tempo.


Portare a spasso il mondo in visioni di luce

e poi tornare a ricominciare in gesti di quotidiana abitudine,

questo il destino di sempre

che si rinnova in ciclici pezzi di storia,

ed, ogni volta, ti strappa gli occhi,

ti strizza il cuore e affoga la mente.


La solitaria disperazione, lentamente, diventa panico,

paralizza il pensiero,

lo storce, lo conduce in riflessioni maligne

che trafiggono la capacità dell'anima

e, senza difese, guardi un cielo d'azzurro

che silenzioso ed immobile ti lascia senza sorriso.


Ancora una volta sei solo,

in un giorno che tace,

e l'albero del tempo

non ha più frutti per te.

lunedì 29 giugno 2009

Africa: shoot a picture.


Fanciullo, dagli occhi sgranati,
col tuo tamburo sul ventre
ma gli arti presenti,
non urli e non suoni,
immobile attendi.

Vorrei leggerti il cuore,
non vederti soltanto,
ma tu hai le parole ?
Le voci da gettarmi sul viso,
la rabbia da spaccarmi il cervello.

Il silenzio di mosche ronzanti
che ti succhiano l'anima
e danzano come esseri feroci,
son parte di te
o del tuo ignoto mondo?

E noi?
E noi che facciamo?
Immersi in obesi Macdonald,
sapienti di conoscenze riportate,
affogati in dolci jacuzzi,
con problemi d'amore,
con le musiche truccate,
coi martini più secchi
rivisitiamo le nostre 61° strade,
le nostre pietre che rotolano,
le parole che possiamo
e qualche stupidà carità spacciata per virtù.

Ma tu, fanciullo, che sai di tutto ciò?
Attendi i tuoi giorni piatto dopo piatto,
minuscole lacrime in un mare di vergogna.

Il sud del nord od il nord del sud,
scusa,
non ricordo le ultime invenzioni,
ma ti beccherai anche i cinesi,
mentre io muoio con te ogni giorno,
cieco e muto.

venerdì 12 giugno 2009

Sono da Lavori in corso.




Sono.

Abbiamo preso la strada dei campi
con un vecchio vestito portato dalla gioventù
e che il tempo mai consuma.
Trasudano le stoppie, nude di erbe,
chinano il capo i giarasoli,
una farfalla impaurita
si cerca, solitaria, tra nubi di polvere.
Qualche lampo di verde
guarda, stupito, il cielo,
memore di battaglie non vinte,
con le spine dei rovi a succhiargli la vita.
E la strada diventa sentiero,
s'inerpica, inesorabile,
tra gocce di pioggia.
Ma l'abito non cambia,
limpido come sergente,
sputa acqua nuova
a rinnovare il senso del tempo.
Ognuno ha il suo destino:
abbracciare le ombre.

venerdì 29 maggio 2009

UN DNA NON MODIFICATO...




Capelli candidi, magro, tutto nervi e muscoli, il nonno Carlein era stato emigrante in Argentina. Agli inizi del secolo scorso, prima della grande guerra, si era trasferito nell'altra parte del mondo a fare il contadino nelle pampas. Credo facesse il tagliatore di grano e l'allevatore per altri.
Era noto per la sua abilità a cavallo: uno dei pochi che riuscisse a fare il "terra cavallo" e viceversa, così lo raccontava lui.
Partivano in tre o quattro dal paese e rimanevano via per alcuni anni in modo da poter racimolare abbastanza soldi per ritornare in Italia e comprarsi una casa ed un pezzo di terra.
La cosa gli riuscì e venne allora il tempo di mettere su famiglia e di fare figli.
Forza lavoro per la futura tenuta agricola.
Conobbe una ragazza dai capelli neri e ricci che veniva da un paese vicino, Domenica, se la sposò ed i figli vennero a raffica: quattro, precisamente, a stretto giro "biologico".
Era un tipo mite, ma con quella caratteristica della nostra razza che, ancora oggi, noi nipoti ci portiamo dietro: una stizzosità "fulminante" che dura due minuti o poco più.
Anarchico da sempre non tollerava le ingiustizie ed i soprusi, più avanti divenne Comunista della prima ora subito dopo il congresso di Livorno, ma è storia di poi questa.
Ma scoppiò la guerra e si beccò cinque anni di artiglieria, senza una licenza a casa.
Era puntatore del pezzo, per casa ho trovato ancora i manuali originali sulle nozioni di puntamento che gli erano stati dati da studiare.
Doveva esserci anche una medaglia ma non ricordo più cosa fosse di preciso,
E Domenica rimase sola con la terra ed i bambini: i figli da allevare e le viti da coltivare.
Ma era, anche lei, di razza coriacea e non si spaventò e poi o si lavorava o non si mangiava.
I figli: tre maschi ed una femmina, erano sani e robusti.
A parte uno avevano preso tutto da lei: una gran testa nera di capelli ricciuti.
Poi la guerra finì e Carlein fu congedato, nel marasma che era stata fu davvero un bel giorno il ritornare portando a casa la pelle.
E tanto per non smentirsi il caro nonno pensò bene di metterla incinta, gli altri figli erano già grandicelli ed aiutavano in campagna.
L'ultimo nato: Bruno non ebbe la fortuna degli altri, se ne andò a tre anni di polmonite.
Un suo gran ritratto ha campeggiato per anni in quella che, prima della ristrutturazione, era la stanza bella: la sala della cascina.
Ma la vita continua, non ci si può fermare anche nel dolore più grande.
E Carlein che aveva innato il senso dell'imprenditoria, si diede da fare e creò un enorme vivaio sulla piana vicino al fiume... le barbatelle non si contavano.
Ed investiva sistematicamente i guadagni in altri terreni e case.
Ci furono anche anni bui... quelli della grandine dove per un anno non si guadagnava nulla e si viveva delle riserve... chi poteva averle accumulate.
I partiti politici nascevano intanto e, come dicevo prima, la tessera n° 21 del partito comunista di Bordiga fu del nonno, peccato non riesca più a trovarla...
Iniziarono poi le prime incursioni fasciste che sistematicamente distruggevano le persiane della casa e minacciavano ritorsioni più gravi.
Carlein portava un grosso cappello nero ed una mantellina dello stesso colore in cui si avvolgeva per uscire di casa nei rigidi inverni.
Il tempo scorreva lento tra lavoro e raccolti più o meno buoni, i figli erano grandi e Domenica restava in casa a badare alle mucche e alle galline.
Le cose si ripetono, purtroppo, e di guerra ne venne un'altra, i figli partirono...
Ma fu una guerra diversa, più cattiva e stupida di quanto possano essere le guerre in generale... divenne civile.
Roberto, il più giovane dei figli, l'8 settembre se ne andò con i primi partigiani: il dna non mente.
Fu catturato, però, nei boschi proprio davanti alla casa assieme ad altri quattro compagni.
Il comandante Piero fu fucilato due curve prima della nostra casa e gli altri avrebbero fatto la stessa fine ogni cento metri.
Domenica lo vide passare sul camion della colonna dei tedeschi e delle brigate nere e, buona madre e donna, corse verso di lui con un cappotto in mano perché potesse ripararsi dal freddo.
Un provvidenziale intervento di un'altra brigata partigiana mise in fuga la nera e trista colonna: a Roberto salvò la vita per un carcere duro ed interrogatori con pistola puntata alla tempia.
Ancora oggi si ricorda quella battaglia.
Carlein era di poche parole, ma aveva le idee chiare e decise che i figli non avrebbero dovuto fare i contadini e cercò di sistemarli tutti comprando ed avviando per ognuno una attività commerciale: negozi di abbigliamento, salumerie e macellerie.
Della terra se ne sarebbe occupato lui con dei lavoranti finché la salute lo avesse sorretto.
Intanto si dedicava alle sue passioni: la caccia, andar per funghi ed ascoltare le notizie dalla radio: voleva sempre essere informato.
E comunista rimase anche dopo la liberazione, in un piccolo paese bigotto e credulone dei preti che contavano dal pulpito che i bambini erano il cibo preferito dei comunisti.
Ho ricordi precisi in merito: la domenica mattina all'ora della messa lui unico ascoltatore del comizio del partito... seduto su una panchina della piazza col suo cappello e l'inseparabile pipa in bocca.
E Domenica, la nonna, che cercava di trattenerlo dall'esporsi in tal modo e lui che aveva uno di quei suoi tipici attacchi di stizza e, sbattendo la porta, prendeva la strada che porta al paese.
Passavano i giorni e anche Carlein cominciò a declinare: il lavoro lo aveva logorato troppo, l'asma lo tormentava e scendeva sempre meno in cucina.
Il dottore diceva "E' consumato e ottantasei anni sono tanti per tutto quel che ha passato".
Se ne andò un piovoso giorno di novembre.
Il medico subito dopo che era spirato mi disse " Tuo nonno mi ha detto: Dottore lasci perdere mi sento come una foglia che il vento sbatte qua e là e non ho più la forza per reagire".
Carlein non aveva mai letto Ungaretti.
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Anteprima dal nuovo libro che sto scrivendo, ancora senza titolo.

domenica 10 maggio 2009

Carlo Satragni sito ufficiale







Carlo Satragni sito ufficiale Bolle di Luna - Tra uomini e colline - Editrice Impressioni Grafiche Aprile 2009


Il sito presenta la raccolta di poesie e racconti nel corso degli anni, da 1968 ad oggi.
Queste sono riunite nel libro Bolle di Luna - Tra uomini e colline pubblicato da Editrice Impressioni Grafiche nell'aprile 2009.
Due citazioni di T. W. Adorno tratte da Minima Moralia appaiono nella home page per chiarire al lettore la concezione del mondo dell'autore..
Parimenti La Solitudine di Leo Ferré rappresenta lo stato d'animo e la sinossi del sito e del libro.
Le immagini che appaiono, tutte di Carlo Satragni, cercano di integrare visivamente il contenuto dell'opera.
Tra queste spicca una sintesi del reportage su Gerry Mulligan all' Umbria Jazz del 1974.















sabato 9 maggio 2009

Sfida con dedica


Da un cielo colmo di stelle,
ti accarezzerò con un'ombra di luna,
non importa il tempo,
le case lontane,
la tua voce accentata di nord,
tu resterai a vivere di me.
Con poche parole hai letto il cuore,
hai sfidato il mondo
cercando un sorriso.
Serena e selvaggia,
tra righe di pioggia portate dal vento.
Si può, ti ho sussurato,
si può...
mentre una primavera non nata
t'avvolgeva di nebbia sottile
e ti portava nei tuoi sogni, di bimba cresciuta.